Orlando Carrozza - Orgoglio altavillese

1946 – Orlando Carrozza, il  giovane carabiniere altavillese rimpianto nel Nord Italia.
Era la sera del 22 gennaio quando navigando su Facebook mi colpiscono alcune foto storiche altavillesi pubblicate da Sergio Carrozza. La foto sbiadita, in bianco e nero, di un uomo giovane e quelle di un corteo funebre che si snoda dalla piazza, verso  la chiesa del Carmine e  poi verso quella di “Cielo e Terra” mi incuriosiscono. Leggo il post di Sergio, che chiede informazioni sulle tradizioni altavillesi per i cortei funebri, e dopo aver “postato” una mia risposta, decido di contattarlo. Chiedo  informazioni sulla figura dello zio Orlando, carabiniere altavillese,  defunto nel 1946 alla giovane età di 27 anni .  Sergio raccoglie il mio invito e mette a mia disposizione quanto in suo possesso.  A questo punto, per la mia forte passione per Altavilla e gli altavillesi, chiedo a Sergio l’autorizzazione per  raccontare la storia dello zio Orlando,  un giovane altavillese, che come tanti altri emigrati , ha lasciato anch’egli un bel ricordo alle persone che l’hanno conosciuto e nei luoghi dove ha operato. Per i fatti che di seguito riporterò, credo che la figura di Orlando è da ritenersi di grande orgoglio per la numerosa famiglia e per la collettività altavillese.
La famiglia Carrozza di Falagato, negli anni ‘30 era molto numerosa,  basta pensare che 5 fratelli avevano generato complessivamente 42 figli. Erano altri tempi. Uno di questi figli, Germano, sposa  Margherita Cembalo. Abitavano a Falagato e dalla loro unione nascono sei figli, Francesco, Almerinda, Luigi, Fiore, Orlando e Germano . L’ultimo figlio, Germano aveva assunto il nome del padre che morì prima della sua nascita. 
Orlando, che all’età di 9 anni aveva subito la perdita del padre ha difronte a se una vita di enormi sacrifici.  Arruolatosi nel Corpo dei Carabinieri Reali , affronta  il secondo conflitto mondiale e, dopo la guerra, viene trasferito a Lentate  sul Seveso.  Il 15/8/1945 raggiunge provvisoriamente la stazione C.C. di Desio e il 17/10/1945 raggiunge la sede definitiva di Seregno. Lontano dalla famiglia, dai propri cari e dalle proprie abitudini, Orlando  deve affrontare anche una  realtà molto diversa rispetto a  quella d’origine e da buon meridionale preoccupazioni, paure e tanti pensieri sono sempre presenti nella sua mente .   Ma proprio in queste terre lombarde che Orlando, come riportato in una lettera inviata alla madre, dopo la sua morte,   dal Maresciallo Maggiore Botta e dalla documentazione rilevata presso l’archivio dell' Ufficio Storico del Comando Generale dell'Arma,  lascia un bel ricordo  associato al suo operato e al suo rapporto con i colleghi e i cittadini lombardi.
Era il 31 agosto 1945, quando dopo accurate indagini, Orlando Carrozza, agli ordini  del sottotenente Bonelli, insieme ad altri 6 carabinieri arrestarono, recuperando l’intera refurtiva, , una banda di 6 ladri , e 3 ricettatori,che avevano svaligiato i magazzini tessili dello stabilimento ALDEAN di Cusano Milanino. Dall’archivio dell' Ufficio Storico del Comando Generale dell'Arma di Roma, risulta che il 16 marzo 1946, il Comando della 2 Brigata Carabinieri Reali di Milano, concede un encomio solenne al Comandante Bonelli Filippo e alla Brigata formata da Boracchi Angelo / Carrozza Orlando / Errico Umberto /Mazzariello Aldo/ Maso Costante/ Giangrosso Giuseppe/ Pastore Giuseppe, che ”…diresse ed esperì accurate e laboriose indagini che portarono all’arresto di 7 autori di grave rapina a danno di stabilimento tessile, alla denunzia di due ricettatori e al recupero della refurtiva di valore ingente…” Per ognuno di loro fu riconosciuto un compenso economico. Ma la figura di Orlando emerge in modo netto nella lettera che il Comandante della Stazione C.C. di Desio , Amilcare Botta, scrive alla madre di Orlando all’indomani della sua morte. “…. Il sottoufficiale Orlando durante il periodo di permanenza presso questa stazione, ha dato prova di possedere in forma completa tutte quelle qualità che fanno di un uomo un ottimo militare che per il suo spirito di sacrificio era da considerare uno dei migliori sottoufficiali della zona. Da parte mia lo consideravo un valente collaboratore e considerata la sua figura d’uomo, non avevo esitato a aprirgli la mia casa considerandolo uno della mia famiglia e divenne grande amico di mio figlio Vittorio.  Dopo il suo rientro a Seregno venni a conoscenza che era stato ricoverato presso l’Ospedale Civile di Seregno per malattia certamente contratta in servizio.  Mi interessai personalmente sullo stato di salute di Orlando e non poche volte mi recai a trovarlo per assisterlo e confortarlo.  Essendosi poi aggravato  il suo stato, mi interessai presso il Comando della Compagnia di Monza affinchè gli fosse praticata la penicillina: in quel periodo questa medicina era pressochè introvabile, se non presso i pochi enti americani che già si trovavano in Italia. Purtroppo riuscii a trovare il farmaco quando la malattia era in uno stadio molto avanzato e quindi non fece l’effetto sperato!  Seppi in seguito che Orlando spiro’ mentre veniva trasportato a casa in autoaumbulanza. Inutile dire che la sua scomparsa colpi profondamente tanto me che  la mia famiglia. Resta di conforto il fatto che il Vice Brigadiere Carrozza Orlando fu vittima del dovere, e si immolò come un soldato sul campo di battaglia: esempio tacito di abnegazione, spirito di sacrificio e coraggio. Qualità queste che permettevano al Carrozza di compiere il proprio dovere nel modo piu completo anteponendolo, senza esitazione, all’interesse personale, sino al punto di sacrificare la propria esistenza”.
Ho voluto riportare questa storia e rievocare la figura di Orlando Carrozza perché anch’egli , come tanti altri altavillesi, ha onorato altrove la terra in cui è nato,   terra che, purtroppo, ha spesso dimenticato e non valorizzato le gesta di coloro i quali, non potendo ‘esprimersi’ degnamente sul suolo natìo,  hanno dimostrato altrove la propria capacità, disponibilità e laboriosità. 

Colgo l’occasione per ringraziare gli amici Sergio e Gerardo per la documentazione fornita.

Bruno Di Venuta